Il compenso dei professionisti è da mesi al centro di discussioni, soprattutto per quelle che sono le nozioni di equo compenso.

La Corte di Cassazione si è di recente occupata di un caso relativo ad una progettazione d’opera richiesta dalla Pubblica amministrazione, poi modificata nel corso del tempo.

Al professionista, in particolare, era stato richiesto un impegno ulteriore, e ci si potrebbe chiedere che cosa sia necessario fare per i cambi di programma.

Compenso professionisti, il caso pratico

Nella pratica la Cassazione si è dovuta occupare di un caso nel quale un Comune aveva previsto un impegno di spesa per un’opera da realizzare.

In tale impegno era previsto anche il compenso per il progettista. Tuttavia, in corso d’opera era stato necessario fare delle modifiche, le quali avevano richiesto al progettista di lavorare di più.

Per questo, il professionista aveva richiesto una maggiorazione del proprio compenso al Comune.

Se la Corte d’Appello aveva dato ragione al professionista, la Cassazione ha rigettato la sua domanda, in quanto non sarebbe possibile, dopo una previsione già approvata (ad esempio dopo un bilancio preventivo già approvato), stanziare ulteriori fondi.

Per questo motivo, la Corte ha indicato come il progettista avesse il diritto di rifiutare di svolgere dei compiti in più ma come, una volta eseguiti, non potesse richiedere senza un’adeguata previsione dal punto di vista amministrativo, un’integrazione del compenso.

Questo sulla base dell’articolo 191 del Testo Unico degli Enti Locali, che si riferisce alla copertura finanziaria per gli impegni di spesa dei Comuni.