Gli abusi edilizi sono tutti uguali? Oppure si possono identificare delle caratteristiche grazie alle quali poterli riconoscere?

La Cassazione, con la sentenza 5821 del 2019, si è occupata di individuare proprio le caratteristiche degli abusi edilizi in modo da indicare quando si possa evitare la condanna per aver compiuto una violazione.

Abusi edilizi, il caso pratico

La Cassazione si è dovuta occupare di un caso nel quale era stata costruita un’opera in una zona sismica che era stata sottoposta a vincolo paesaggistico.

La stessa era stata realizzata con conglomerato cementizio, ed aveva una superficie di circa 100 metri quadrati, oltre a tramezzature in laterizio, di una lunghezza complessiva di 25 metri.

Il responsabile dei lavori aveva indicato come il manufatto avesse una natura precaria, e fosse stato costruito, quindi, come un ripostiglio temporaneo per i lavori che si stavano svolgendo sullo stesso terreno.

La Cassazione, tuttavia, ha respinto le motivazioni che sono state addotte dal responsabile.

Infatti, i giudici hanno indicato come le opere che erano state realizzate non fossero dirette a soddisfare delle esigenze contingenti  e temporanee e come non potessero essere immediatamente rimosse nel momento in cui fosse cessata la necessità.

Proprio per questo, e anche per i materiali utilizzati per la costruzione del manufatto, la Cassazione ha concluso indicato come per poter legittimare l’opera realizzata sarebbe stato necessario il permesso di costruire, in quanto non si poteva configurare la presenza di un’opera transitoria, ma di una vera e propria costruzione che sarebbe stata difficile da eliminare.