I vizi e difetti degli immobili possono rendere molto meno prestigiosa una costruzione, o comunque prevedere delle difficoltà per chi la acquisti.
Come poter far valere la presenza di questi elementi nei confronti di chi abbia venduto, o affittato, un immobile?
La Corte di Cassazione si è occupata di un caso riguardante questo tipo di fattispecie con la sua sentenza 24230 del 2018, nella quale si analizzano i vizi riferiti alle infiltrazioni di umidità e all’efficienza dell’impianto idrico.
Vizi e difetti degli immobili, la fattispecie
La Corte si è occupata, in particolare, di un caso nel quale gli acquirenti di alcune unità immobiliari presenti nello stesso fabbricato, si lamentavano in merito alla mancanza del requisito dell’abitabilità, soprattutto per la presenza di crepe a livello dei muri esterni.
Allo stesso modo, l’impianto fognario delle unità immobiliari non era a norma, e per questo si erano visti indicare l’obbligo di modificarlo nel termine di 90 giorni.
Gli acquirenti hanno richiesto un risarcimento per i vizi e i difetti degli immobili al venditore, indicando, in alternativa, la risoluzione della compravendita con restituzione del prezzo pagato.
Gli attori hanno potuto vincere i primi due gradi di giudizio, ma hanno visto una citazione di fronte alla Cassazione da parte del venditore, che indicava come i vizi non avessero comunque impedito del tutto il godimento del bene.
Anche la Cassazione ha dato ragione alle parti acquirenti, indicando come anche nel caso in cui i vizi siano solo parziali questo non giustifichi la malafede nella compravendita.