Le costruzioni abusive sul suolo pubblico non sono così rare come si potrebbe pensare, e ci si potrebbe chiedere quali siano gli adempimenti necessari in questi casi, soprattutto quelli che la Pubblica Amministrazione interessata dovrebbe mettere in atto per rimanere coerente con le procedure previste dalla legge.

Per chiarire proprio questo punto è di recente intervenuto il TAR Calabria, sezione II di Catanzaro, con la sentenza 16 maggio del 2018, numero 1050, che si è occupata, in particolare, di analizzare le modalità di emanazione dell’ordine di ripristino dei luoghi.

 Costruzioni abusive su suolo pubblico, le procedure richieste

I Giudici amministrativi hanno voluto rimarcare quelli che erano stati concetti già indicati in molte sentenze, anche recenti, relative all’argomento delle costruzioni abusive su suolo pubblico.

In particolare, il TAR ha sottolineato come l’ordine di ripristino dei luoghi sui quali insista la costruzione abusiva debba necessariamente essere preceduto da una diffida non rinnovabile, che sia indirizzata nei confronti di quello che sarà stato il responsabile dell’abuso stesso.

Qualora l’amministrazione non si occupi di emettere la diffida l’ordine di ripristino, che nella maggior parte consiste nell’indicazione della necessità di demolire le opere abusive, potrà essere considerato illegittimo, e quindi non valido dal punto di vista procedurale e pratico.

Ecco che, quindi, i giudici hanno potuto sottolineare ancora una volta come anche nel caso in cui un soggetto abbia violato delle disposizioni di legge, la stessa Amministrazione interessata e contro la quale insista l’abuso dovrà comportarsi in modo proceduralmente corretto per ottenere un effetto.