La richiesta di documentazioni può spesso portare ad esiti differenti, e questo può accadere anche qualora si ottenga un diniego di autorizzazione paesaggistica da parte della Pubblica Amministrazione.

Tale diniego può essere, ovviamente, non gradito, ma esistono dei profili che dovranno essere rispettati per evitare che il rifiuto venga ritenuto illegittimo. Questo punto è stato chiarito dal Consiglio di Stato nella sentenza 30 ottobre 2017, numero 5016.

La valutazione paesaggistica

Il diniego di autorizzazione paesaggistica dovrà essere riferito proprio ad alcuni elementi specifici che riguarderanno non solo l’urbanistica, ma il paesaggio e l’ambiente nel quale l’opera potrebbe essere realizzata.

In generale, e così com’è stato ribadito anche in questa sentenza, la giurisprudenza tende a distinguere tra il profilo meramente urbanistico ed edilizio e quello legato al paesaggio.

Si specifica come l’autorità che si occuperà di rilasciare il titolo a livello paesaggistico non dovrà limitarsi a determinare la compatibilità della futura costruzione con la disciplina urbanistica, ma dovrà prendere come elemento fondamentale la tutela del paesaggio e della natura.

Nel caso di specie, il Consiglio di Stato ha ritenuto, perciò, illegittimo il diniego di autorizzazione paesaggistica che non era stato adeguatamente motivato sotto questo punto di vista. Nel diniego si apportavano solo motivazioni legate all’urbanistica, senza specificare in alcun modo quali potessero essere i motivi riferiti al paesaggio e alla sua tutela.

Per questo motivo, in tutti i casi di diniego sarà sempre bene controllare in quale modo l’autorità abbia motivato il rifiuto di rilasciare le autorizzazioni per realizzare l’opera concreta.