La norma sull’ equo compenso avvocati 2017 punta a definire una giusta remunerazione per la categoria forense e considera “equo” il compenso “proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto” e al “contenuto e alle caratteristiche della prestazione legale”.
Tutto secondo i parametri previsti da un regolamento apposito adottato dal ministero della Giustizia, in attuazione della riforma della professione forense (Legge 247/2012).
Inoltre, la Manovra 2018 aggiunge anche che sono ritenute vessatorie le clausole che determinano, “anche in ragione della non equità del compenso pattuito un significativo squilibrio contrattuale a carico dell’avvocato”.
Fanno parte di queste clausole vessatorie quella di prevedere termini di pagamento superiori ai 60 giorni dalla data in cui il cliente riceve la fattura e quella sulla facoltà per il cliente di modificare unilateralmente le condizioni del contratto.
La manovra 2018 è solo per gli avvocati
La normativa inserita nella Legge di Bilancio 2018 è specifica per gli avvocati ed esclude tutti gli altri professionisti.
In ogni caso, è bene ricordare che anche questi ultimi hanno chiesto più volte al Governo d’intervenire sulla questione dell’equo compenso.
Eppure, su questo tema si è già aperto un dibattito e il Ministro Orlando ha confermato che la misura, oltre ad avere vantaggi per gli avvocati, sarebbe anche un’ottima iniziativa per le altre categorie professionali.
A rispondere alle dichiarazioni di Orlando è l’onorevole Chiara Girbaudo, responsabile Lavoro del Partito Democratico.
L’onorevole ha dichiarato che la norma “deve rispettare il principio dell’universalità, così come tutte le leggi sul lavoro costruite in questa legislatura”.