Come poter qualificare la ricostruzione dei ruderi da un punto di vista formale e della richiesta delle diverse autorizzazioni? Questa annosa questione ha avuto una risposta concreta grazie alla sentenza del Tar della Lombardia, sezione I di Brescia del 26 settembre del 2017, numero 1167 che si è occupata di un caso di specie.

Come interpretare la ricostruzione dei ruderi

Un rudere è spesso una struttura davvero fatiscente per la quale non sarà facile immaginare non solo le caratteristiche iniziali, ma addirittura la forma e l’assetto originari.

Per questo motivo, spesso un rudere non viene semplicemente ricostruito ma completamente trasformato dagli interventi successivi.

A livello giurisprudenziale si è indicato più volte come la ricostruzione dei ruderi debba essere considerata come una realizzazione di una nuova costruzione nel caso in cui l’opera che sia ancora esistente non dia la possibilità di individuare in modo certo i connotati dell’immobile originario.

Ad esempio, qualora non fosse possibile capire quali fossero le dimensioni originari del manufatto e le sue caratteristiche, si potrebbe trattare di una nuova costruzione.

Anche nel caso concreto che è stato esaminato dal Tribunale Amministrativo lombardo si è posta la medesima questione e il Tar ha deciso per l’individuazione di una nuova costruzione e non di una semplice ristrutturazione edilizia.

Questo perché il rudere che era oggetto della richiesta era parzialmente inesistente e ne mancavano delle parti, come a livello delle mura perimetrali, che non avrebbero consentito di individuarne la forma originaria in maniera certa.

Sarà, quindi, necessario ottenere le autorizzazioni per la nuova costruzione.